Cronache e storie


8th INTERNATIONAL YOUTH CAMP 2003
di Cristina Castelli

L'International Youth Camp viene organizzato dalla Commissione aerostatica della Federazione aeronautica internazionale per offrire a giovani provenienti da diversi Paesi l'opportunità di scoprire come è fatto e come vola un pallone aerostatico durante un periodo di vita comunitaria nel quale hanno modo di praticare anche varie attività sportive e ricreative. Nel 2003 l'allora Federazione italiana di aerostatica promosse un concorso tra agli studenti dell'Istituto tecnico aeronautico "Giulio Natta" di Padova per consentire ad uno di loro di partecipare a quella esperienza. Cristina Castelli fu la vincitrice e quello che pubblichiamo qui di seguito è il racconto di quell'esperienza, scritto con tutto l'entusiasmo e l'ingenuità di un'adolescente, che venne pubblicato a suo tempo sul sito della Fita.




L'International Youth Camp è stata davvero un'esperienza fantastica ed impareggiabile, molto divertente, emozionante ed istruttiva, sicuramente da rifare.
Immaginavo fin dall'inizio che sarebbe stata per me un'immensa opportunità la vincita di questo concorso - ringrazio ancora la FITA e l'ITAER Natta che mi hanno dato questa fantastica opportunit6agrave -, ma non avrei mai immaginato né di vincere, né che sarebbe stata un'esperienza così sopra le mie aspettative... perché??? Vi racconterò dall'inizio...

GENESI... ovvero come tutto è iniziato
Quel giorno, in classe, arrivò un comunicato dalla presidenza riguardo un concorso organizzato dalla FITA. Generalmente non davamo molta importanza a quei tipi di concorsi, o perché il premio non era abbastanza stimolante o perché proprio non ci interessava l'argomento. Ma questa volta il premio riguardava il mondo dell'aerostatica, un mondo che avevamo conosciuto all'inizo dell'anno studiando in aerotecnica palloni e mongolfiere, ma che non avevamo mai vissuto e omunque ci risultava distante, solo teorico ed immaginario.
Dunque decisi di informarmi di più a riguardo, e così appresi che l'opportunità che la FITA ci offriva non era solo unica in quanto avrei toccato con mano il mondo aerostatico che sempre mi aveva affascianato, ma mi avrebbe dato anche l'occasione di avere contatto con tanti ragazzi più o meno della mia età da tutte le parti d'Europa e di migliorare anche il mio inglese.
La cosa mi interessò davvero, ma, un po' per il fatto che stava finendo l'anno scolastico, un po' per il fatto che proprio per questo lo studio e i compiti in classe aumentavano, lasciai per un secondo il mio sogno della vincita di questo concorso da parte. Avrei tanto desiderato vincere, ma credevo che non avrei mai potuto. Però un giorno mi svegliai e dissi: "Potrò anche non vincere se partecipo al concorso, ma sicuramente non potrò mai vincere se non mi iscrivo" e la stessa mattina mi diressi in segreteria intenta, assieme ad un'altra mia compagna, a parteparci. Il colpo fu forte dato che venni a sapere che quello sarebbe stato l'ultimo giorno possibile per iscriversi. Allora corsi in classe e volai a scrivere una breve lettera da spedire alla FITA. Non ci pensai due volte, scrissi di getto dal computer della scuola un foglio con dentro tutte le mie aspettative, i miei desideri e la voglia che avevo di partecipare a questa esperienza. Poi la scuola finì... e un bel giorno fui svegliata dalle grida di mia madre che urlava: "Prendi su il telefono!", ridendo di gioia. Quando l'alzai non so se fossero più felici mia madre o la segretaria del Natta avvertendomi che avevo vinto il tanto agognato concorso. Per un momento rimasi lì, incredula... Un momento che durò circa... due mesi - fino al giorno della partenza, il 2 agosto 2003 - insomma, era troppo bello per essere vero!!!!
Poi arrivò il giorno della partenza e...

ECCOCI QUI!.. pronti per la partenza
Eccoci qui, Riccardo Melis (il ragazzo che ha partecipato l'anno scorso al 7th IYC) ed io, pronti per partire dal "Marco Polo" di Venezia destinazione Dusseldorf!
L'emozione era grande ma non ero ancora del tutto consapevole della vincita finché non salimmo assieme nell'aeroplano.
Mi accorsi che tutto non era un sogno quando inizai a vedere, circa dopo due ore di viaggio, la verde Dusseldorf, bellissima dall'alto, tutte valli verdissime e boschi alti e oscuri.

L'ARRIVO... stanchi ma contenti
Arrivati all'aeroporto, ci attendevano René Witt, uno degli organizzatori, ed altri ragazzi tra cui Petra e Karolina, tedesca e polacca, che tra l'altro furono le mie due più care amiche del campo.
Dopo circa tre quarti d'ora arrivammo al campo. Dopo aver fatto conoscenza con altri ragazzi provenienti da Germania, Olanda, Finlandia, Polonia, veramente tutti molto disponibili, gentili e simpatici, ed aver messo i nostri bagagli e sacchi a pelo in un'enorme tenda da circa trenta persone, ci fu il primo briefing, urlato, come al solito, da Kathrine Irion, la seconda organizzatrice.
Il briefing consisteva in una specie di riunione in cui si discuteva, al mattino dopo colazione, dopo pranzo e la sera, il programma delle ore sucessive.
La prima giornata fu di totale relax, l'ansia di volare era tanta, ma mi dovetti accontentare, per quel giorno, solo di vedere un pallone, senza né gonfiarlo né ovviamente volarci, dato molti di noi erano stanchi per il viaggio e poi, comunque, c'era gente che, come me, era senza un'ora di volo e così ne approffittarono per insegnarci come funzionava il tutto e come dovevamo posizionarci nella cesta, le tecniche per il landing e tutto ciò che dovevamo sapere per la nostra sicurezza.

MA IL GIORNO DOPO... la sera...
... si volò!!! E la fortuna volle che tra i pochi che volarono ci fossi anch'io!!!
Arrivammo ad un parco lì vicino dove il giorno prima avevamo giocato a pallavolo e basket.
Lì nel prato c'erano diversi box e i palloni ancora da montare e gonfiare. Non sapevo cosa e come dovevo fare, ma per fortuna quel giorno volai con Stefan campione europeo e dunque mi sentivo davvero al sicuro.
Non è che avessi paura, ma l'emozione di alzarsi da terra era comunque tantissima!!!
Era una sensazione bellissima, completamente diversa a quella a cui ero abituata dal volo in aeroplano... tutto era così vicino, calmo e nitido, senza rumori di motori e in assoluto silenzio, a parte per ogni tanto il rumore del bruciatore.
Il pallone di Stefan era davvero enorme e maestoso e Wiehl dall'alto non era bellissima ma superba!!! Il verde che ci circondava, le valli, le pianure, i boschi, erano tutti mozzafiato.
Volavamo da pochi centrimetrti dal suolo delle valli (le mucche al pascolo ci guardavano un po' incuriosite, un po' impaurite), a pochi centrimetri dalle punte degli alberi, fino a varie centinaia di metri di quota (foto a destra con i boschi di Whiehl e l'ombra del nostro pallone).

GIORNATA TIPO... come si svolgeva una giornata completa media al campo
Sveglia alle 4.45 a.m.!!! Se si vuole volare di mattino la sveglia è a quest'ora, e pensare di alzarsi così presto intontiti dal sonno, dopo una nottata di circa 2 ore di dormita sotto il caldo saccoapelo, e dovere uscire dalla tenda per lottare con un freddo assurdo che ti congela le vene (lo sbalzo termico a Wiehl è grandissimo, si passa da una giornata caldissima, tanto che durante il giorno eravamo in calzoncini e costume, a una notte gelida, da pigiama a maniche e pantaloni lunghi sotto il sacco a pelo stile sarcofago) non è il massimo ma il volo merita tutto il sacrificio.
Colazione alle 5 e briefing alle 5 e 15 a.m. Dopo la colazione a base di nutella, pane, latte, cacao, caffè, succo di mela gasato, salame, cetrioli e formaggio - io mi limitavo a consumare solo i primi 4 -, Katrin urlava il solito "Briefing!!!!" annunciandoci come sarebbe stata la nostra giornata e chi avrebbe volato o sarebbe stato in macchina. Dopodiché tutti sui mini-bus e sulle macchine con i jeans e una maglietta a maniche lunghe a portata di mano (tanto dato il freddo ne avevamo già indossate cinque una sopra l'altra).
Arrivo al parco alle 5e20 a.m. Arrivati al parco, distrutti dal sonno, se non fosse per l'aria gelida saremmo già a dormire sopra le sacche che contengono i palloni.
Ed ora tutti al lavoro (che a dir il vero ci fa pensar meno alla stanchezza ed è divertente, dato che siamo un gruppo molto unito e ci divertiamo assieme) a gonfiare i palloni ed a scottarci con i bruciatori e via su a volare! Chi come me, non ha mai volato la mattina, si trascina nelle macchine e riposa per una mezzoretta finché non andiamo a cercare i palloni atterrati nei campi circa un 12 km dal parco.
Il riposo dei guerrieri - ore 9 a.m. circa. Una volta tornati al campo c'erano le "ore di riposo"... chi voleva finiva di fare colazione, altri dormivano fino a mezzogiorno circa ed il resto poteva rimanere al campo e sedersi nelle panche a chiacchierare con gli altri a bassa voce, a disegnare, o a prendere il sole.
Ore 12 e 30 secondo "Briefing!!!". Prima del secondo briefing della giornata, verso le 12, si pranzava con pane e salame, a volte pastasciutta, insalata varia con yogurt e il solito - che a me piaceva molto - succo di mela gasato, un pasto comunque leggero che sarebbe stato bilanciato da quello della sera, più abbondante.
All'1 e 30 pm si va in piscina! Verso l'1 e 30 tutti in piscina, a circa 2 minuti dal campo. Il complesso è moderno con molte piscine ed è davvero divertente stare con tutti quanti in acqua. A volte si andava anche a prendere il sole, sopra un prato verde vicino ad un campo da beach volley, sempre all'interno del complesso. Verso le 5 pm si ritorna al campo e dopo di che si faceva la merenda, composta a volte anche di parecchie torte buonissime e per tutti i gusti!
Alle 6 pm il secondo volo. Verso le 6pm si andava nuovamente a volare dopo l'ultimo briefing. Secondo me era il momento migliore per volare... forse non era particolare come il mattino, ma si era un po' più cosciente perché meno assonnati e se non fosse per il caldo, era tutto splendido!
Il tutto terminava verso le 8-9 p.m., più o meno quando la temperatura iniziava a scendere.
Vero le 9 si cenava... ed era il pasto migliore della giornata, dato che molte vole preparavano per noi succulenti grigliate di bistecche e wurstel e insalatone...
La sera credo fosse il momento migliore per stare in compagnia e conoscersi meglio, infatti fino a notte inoltrata - tranne per chi fosse under 16 che aveva il coprifuoco alle 11 p. m. - avevamo tempo per parlare (in inglese), scherzare, suonare la chitarra e cantare.
Verso le... beh, anche 3 a.m. si andava a letto...

L'INTERNATIONAL YOUTH CAMP IN DEFINITIVA... mi manca!
E' stata un'esperienza unica ed inimitabile che rifarei all'istante. Mi sono divertita tantissimo sia in volo che nel campo assieme ai miei amici.
L'organizzazione era davvero buona e la compagnia ottima!
Abbiamo volato quasi sempre, circa 2 volte al giorno, ed è stata sempre e comunque un'emozione, anche solo il vedere volare gli altri!
Non ho proprio niente da criticare... a parte il fatto che sia durato così poco il campo!!!!

IN CONCLUSIONE... i ringraziamenti
Volevo ringraziare moltissimo la FITA e l'ITAer Natta di Padova per avermi dato la possibilità di partecipare a questo campo.
Un ringraziamento speciale a Donatella Ricci e a Alberto Melis, gentilissimi e sempre disponibili con me.
Un ringraziamento anche a Kathrine Irion e a René Witt sempre attenti ai nostri bisogni e a tutti i miei amici al campo (Petra, Karo, Pimbo, Basti, Tomas, Mathias, Claudia, Teresa, Ruth, Isabella, Mibi, Timo, Chris e molti altri... sarebbero troppi per nominarli e ringraziarli tutti) che hanno contribuito a fare di esso un'esperienza indimenticabile!
Baci a tutti e grazie ancora.

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