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21° Campionato Italiano di Volo in Mongolfiera
Mondovì 2008


Le Squadre in gara, ovvero... l'angolo del cabaret

Il volo sportivo con le mongolfiere è una disciplina individuale. Anche se dispone di un equipaggio di terra (che di solito non si fa trovare quando serve) il pilota gareggia da solo. Al massimo può portarsi a bordo un copilota navigatore per avere qualcuno da mandare a quel paese quando qualcosa va storto. A meno che i direttori di gara, notoriamente tipi poco spiritosi, non decidano di obbligare i concorrenti a volare da soli, situazione che viene definita con il termine tecnico CWS ("cocks without sugar"). Tuttavia, anche se la classifica finale è individuale, così come l'attribuzione dei premi in palio (di solito una coppetta e un paio di bottiglie offerte generosamente dal Bar Gino), il "gioco di squadra" non è proibito e anzi viene utilizzato più spesso di quanto non si pensi, soprattutto prima della gara. Come i nostri informatori ci avevano assicurato, è successo anche a Mondovì. Le manovre sono iniziate molto tempo prima del campionato (roba che il Palio di Siena al confronto è un asilo d'infanzia). Sulla base delle informazioni di cui siamo entrati in possesso, abbiamo stilato quindi un profilo delle "squadre" presenti al campionato 2008. Certo, questa è una guida indicativa perché in realtà è successo di tutto: inediti abbinamenti, accordi sottobanco, matrimoni imprevisti e improvvisi divorzi, sparizioni misteriose e repentini cambi di fronte. Comunque, grosso modo quelli che seguono sono i team visti in azione dall'8 al 13 luglio, ovvero... the magnificent men on the flying machines.

THE CHARBO FLYING BROTHERS
Igor Charbonnier e Diego Charbonnier

I "fratelli volanti" delle valli aostane sono planati nel Monregalese decisi a dimostrare tutto il loro valore. Diego in particolare si era preparato a lungo per andare fortissimo con venti sostenuti, che a Mondovì abitualmente scarseggiano, mentre Igor aveva deciso di fregare Bonanno impiegando un nuovo tipo di bruciatore da lui stesso progettato che funziona a grappa di genziana. Una tattica che ha dato i suoi frutti: Diego andava così forte che ha finito le gare con due giorni di anticipo, mentre Igor ha ubriacato i rivali con le esalazioni del bruciatore. Ma proprio il coriaceo Bonanno è stato quello che ha resistito ai due fratelli terribili (vedi sotto). Comunque, per festeggiare la (quasi) vittoria dei due pargoli papà Nello non ha badato a spese e a "Casa Aosta" si sono lanciati in spumeggianti festeggiamenti: gare di tiro alla fune, festival di canti di montagna, sagra della fontina, corse nei sacchi, concorso per l'elezione di Miss Alpeggio e per finire tombolata sociale con in premio una gita a Cogne.

MONDOVI' VETERANS
Giovanni Aimo e Paolo Bonanno

Se pensate che l'età spenga gli ardori non avete mai visto in azione i vecchietti terribili dell'aerostatica italiana, altrimenti detti "I tritaossa della Provincia Granda". Si dice che anche in pieno inverno, dopo una notte passata alla forgia, Bonanno scenda all'alba al ruscello dietro casa per un bagno ristoratore spaccando il ghiaccio con la sua inseparabile pipa. Di Aimo si ricorda invece il tentativo di battere il record di quota senza ossigeno: arrivato ormai a 152 mila metri tornò a terra solo perché il pranzo era in tavola (e il brasato al barolo di Piergiorgia è davvero irresistibile). Non fatevi ingannare dall'aspetto: la vecchia guardia non si arrende mai (nemmeno se manca il viagra). E infatti, anche in questa occasione i due non sono venuti meno alla loro fama. Per fregare quei ganassa degli Charbonnier Bonanno aveva escogitato un piano: "Io faccio la volpe e li convinco a inseguirmi, mentre tu [Aimo] fai il cane, gli mordi le chiappe e li mandiamo a sbattere tutti e due sul Monviso". Detto fatto. Solo che la volpe ha fregato anche il cane e quando il vecchio John se n'è accorto il perfido Bonanno era già a festeggiare.

FLOTTA SPORTPROMOTION
Boba Bogliaccino, Riccardo Data e Davide Morando

Si sono presentati a Mondovì schierando una potenza di fuoco di tutto rispetto (vedi foto), ma soprattutto delle retrovie che Briatore se le sogna con tutto il Billionaire. I piloti, le loro famiglie e gli equipaggi erano infatti alloggiati in un esclusivo resort mobile che disponeva di ogni comfort tra cui fitness center con personal trainer, area relax con jacuzzi, campo da golf gonfiabile a 18 buche, biblioteca, bar aperto 24 ore su 24 (per Boba) e servizio catering curato direttamente dal Gambero Rosso. Per divertire i bambini mentre i papà erano in volo era stato affittato il circo di Moira Orfei con tutti gli elefanti. Per le signore, invece, spa, massaggi e spettacoli di varietà con i Bovisa Dream Men. I risultati ottenuti in gara dalla squadra non sono stati all'altezza delle aspettative degli allibratori, ma i tre piloti si sono presentati ad ogni briefing freschi, riposati ed in ottima forma.

LA FALANGE TOSCANA
Roberto Botti, Giulio Sbocchelli e Massimo Stefanini

Se nell'immagine qui accanto Stefanini vi sembra incazzato non lo avete mai visto prima della gara e soprattutto dopo. Ma soprattutto non avete mai visto il Botti quando scopre che le coordinate del target che gli sono state fornite dal suo navigatore, e su cui sta andando così bene, sono totalmente sbagliate e quel bersaglio lì non esiste. Per fortuna che c'è il Giulio (Sbocchelli) che però toscano non è. E non voleva nemmeno essere lì. Ma quelle due vecchie volpi, per non farsi scappare la pecorella (anche perché gli altri s'erano già dati tutti), lo hanno portato a cena dal Checco, lo hanno rimpinzato ben bene di ribollita e peposo alla fornacina, poi lo hanno ubriacato col vin santo e infine, cotto a dovere, lo hanno infilato nel furgone legandolo alla ruota di scorta. Quando il povero Giulio si è svegliato erano già al casello di Mondovì, ma approfittando di una distrazione di Stefanini, che stava spiegando il senso della vita ad un fiasco di chianti, ha tagliato la corda. Gli altri due non l'hanno presa bene ma poi hanno fatto pace grazie ad una bella fiorentina.

I GIOVANOTTI PIEMONTESI
Gianni Curti, Giuseppe Forgione, Paolo Oggioni, Gianfranco Orlando e Orlando Rosellino

Soprannominati anche "I 5 bersaglieri". Sono partiti a manetta alla conquista del titolo italiano, ma presi dall'entusiasmo non si sono fermati in tempo e sono arrivati sparati giù fino a Porta Pia dove sono stati bloccati da una pattuglia di pizzardoni che li ha multati per blocco stradale, corteo non autorizzato, disturbo della quiete pubblica, sosta vietata e abigeato mentre un cinese gli ha mollato un'intera partita di accendini, compreso uno che quando si accende canta il coro del Nabucco e un'altro che sembra la fontata di Trevi (turisti compresi). Dopo essersi persi nella metropoli tentacolare e aver vagato invano per giorni tra Tor Pagnotta, Settebagni e Porta Furba sono finalmente riusciti a rimettersi in viaggio alla volta di Mondovì risalendo le valli che avevano baldanzosamente disceso. Arrivati al campionato giusto in tempo per assistere alla premiazione (degli altri) si sono accorti di essere rimasti in quattro perché Oggioni li aveva mollati per piazzarsi al quinto posto. Ora si fanno chiamare "I 4 moschettieri" (che suona bene) e tentano di rivendere gli accendini per rifarsi delle spese.

I LUMBARD
Carlo Rovelli e Riccardo Trombetti

Direttamente da Pontida via Vimercate per ricordare a tutti che Mondovì sarà pure la capitale dell'aerostatica ma che il primo volo in Italia fu fatto a Milàn (che l'è semper un gran Milàn). Pare che il Trombetti non fosse entusiasta di questa accoppiata. Anzi, dato che il Rovelli a furia di parlare e agitare la valigetta di ferro con cui si porta in giro tutto l'ambaradàn gli aveva pure massacrato un ginocchio, gli erano proprio andate le balle in giostra. Alla fine però il Carletto però è riuscito a convincerlo con un ragionamento stringente e sintetico: "F**a, Riccardo, se non ci stai tu, f**a, non so con chi mettermi... f**a". Così il Trombetti s'è fatto convincere ma è stato chiaro: "Carletto, fa minga el pirla. Se fai un'altra cazzata come quelle che hai combinato l'anno scorso a Terni, che a momenti dai fuoco pure alla cascata della Marmore, prima ti vesto da negro e ti mando a cantare Funiculì Funiculà in una riunione di leghisti incazzati, poi ti annego nella casoeula". Visto il risultato della classifica finale era meglio la casoeula. O i leghisti incazzati.

IL FAENTINO VOLANTE
Luciano Lanzoni

Vola da solo ma vale per tre. Quest'anno però gli altri due li ha lasciati a casa. L'anno scorso aveva lasciato tutti ammirati per l'eleganza che l'aveva contraddistinto insieme a tutto il suo equipaggio. Da allora è detto anche "il Lord Brummel della Romagna". Abitualmente veste Marzotto ed è arrivato a Mondovì con al seguito una squadra di stiratrici perché il pallone fosse sempre impeccabile ad ogni decollo. Ma il vero schiaffo morale lo ha dato con l'attrezzatura di bordo: invece che un banalissimo laptop interfacciato ad un gps come tutti gli altri, poteva contare su otto mezzi d'appoggio tra cui un Hummer fornito direttamente dal Pentagono collegato con il Cern di Ginevra e con la stazione spaziale internazionale. La sfiga ha voluto che proprio il giorno dell'inizio del campionato si sia scaricata la batteria e che nessuno dell'equipaggio evesse pensato a portarne una di scorta. Così il nostro ha dovuto ripiegare su un banalissimo laptop interfacciato ad un gps. Non ha assistito alla premiazione perché è partito in anticipo... all'inseguimento dell'equipaggio: pare avesse un paio di cosette da dirgli in romagnolo stretto.

IL CORSARO DI FOSSANO
Mauro Oggero

Il suo equipaggio è la sua squadra: tutti per uno e à la guerre comme à la guerre. Per vent'anni non si era iscritto al campionato per prepararsi con cura. Per intimorire gli avversari aveva anche deciso di far imparare all'equipaggio la danza di guerra dei maori. Dopo vari tentativi infruttuosi (descritti da alcuni testimoni come alquanto imbarazzanti) ha ripiegato su una più semplice monferrina. Chi li guarda ride lo stesso ma almeno non devono presentarsi seminudi e con la faccia dipinta. Ai raduni se ne stanno appartati in un loro campo trincerato su cui sventola minacciosa la bandiera dei pirati, come mostra la foto. Se si guarda bene si vede però che accanto alla bandiera volteggiano anche alcune bottiglie vuote. Da questo deriva il soprannome di "Cuneesi al rum". A metà campionato il nostro è sparito. Un'indisposizione, dicevano quelli dell'equipaggio con un certo imbarazzo. In realtà sembra che, per curarlo da una banale infreddatura, il cuoco gli abbia preparato il leggendario "grog dello spiffero" i cui effetti collaterali, come tutti sanno, furono la vera causa della sconfitta dei turchi a Lepanto (oltre che dell'Inter all'Olimpico contro la Lazio il 5 maggio del 2002, ma questa è un'altra storia...). Oggero ha concluso il campionato in terzultima posizione: del cuoco invece non si hanno più notizie.

IL LUCANO SOLITARIO
Antonio Lo Franco

E' arrivato a Mondovì preceduto da una fama sinistra. Le notizie che circolavano sul suo conto non erano per nulla rassicuranti. Di certo si sapeva solo che il pilota di Policoro era ricercato da tutti gli aeroclub del Regno. Sta di fatto che nessun'altra squadra lo aveva voluto. Al momento dell'iscrizione invece della licenza Fai e del libretto di volo ha esibito il porto d'armi e una foto segnaletica. Secondo voci che circolavano nel paddock il suo pallone nascondeva due mortai e una muta di Rotweiler pronti all'attacco. Pare che ad un raduno prima del campionato abbia abbattuto un avversario a colpi di spingarda. In un'altra occasione sembra invece che abbia cercato di contrabbandare un carico di caciocavalli ad un observer finlandese che poi si è rivelato essere un finanziere di Cantù. Ha collezionato un'impressionante serie di penalità fino a quando non sono riusciti a convincerlo che sul target doveva lanciare il marker e non mitragliare i commissari di gara. Dopo aver terntato invano di abbattere la torre dell'orologio di Piazza, quando ha capito che aveva perso voleva abbattere Bonanno. Lo hanno convinto a desistere riempiendogli il furgone di forme di Castelmagno. Se n'è andato promettendo di non molestare più le ragazze del contado. Per ora.


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